Giuseppe D’Amico
Giuseppe D’Amico è nato a Sassari il 22 Marzo 1972. Svolge parallelamente attività nel campo della musicologia, della composizione musicale e delle arti figurative, grafica e pittura. Si è diplomato all’Istituto d’Arte con una specializzazione nel laboratorio di Architettura e Arredamento.
Per quanto riguarda la musicologia si è laureato col massimo dei voti al D.A.M.S. di Bologna nel 2005 col musicologo esperto wagneriano Maurizio Giani con una tesi in estetica musicale dal titolo “Poetica dell’episodio e dialettica della grande forma in Beethoven e Schubert”. Per la composizione si è formato esclusivamente da autodidatta.
È interessato all’analisi delle tecniche contrappuntistiche dei compositori fiamminghi in relazione ad alcune soluzioni dei compositori del Novecento e alle nuove implicazioni tonali presenti nella musica contemporanea, con riferimento particolare alla scuola sovietica e post sovietica di compositori quali A.Schnittke e Gyia Kancheli. Il suo interesse si rivolge inoltre alla musica etnica della sua terra, trasfigurata a tratti nelle sue composizioni.
Nel 1995 ha composto le musiche di scena per la rappresentazione del Faust di Marlowe in collaborazione con la facoltà di lettere e filosofia di Sassari. Come artista figurativo ha partecipato a numerose collettive e ad alcune personali. Ha preso sin da subito la difficile decisione di isolarsi completamente dal mondo della “musica contemporanea” per motivi principalmente di origine estetica. Solo recentemente, da tre quattro anni, ha iniziato a far conoscere i suoi lavori, ricevendo anche un certo numero di commissioni ed esecuzioni. Il suo catalogo è piuttosto nutrito, e comprende molta musica pianistica, fra cui un grande ciclo dedicato al Giardino delle Delizie, e altri svariati cicli, fra cui musiche notturne, aforismi, movimenti etc. più una Sonata in sette movimenti e varie suites. Piuttosto presente anche la musica per due pianoforti e pianoforte a quattro mani, la musica per orchestra archi e quartetto d’archi, e dieci sinfonie per grande orchestra, alcune delle quali legate anch’esse a tematiche inerenti la pittura fiamminga, come la Sesta “Canti e danze dalla nave dei folli”. L’ultima Sinfonia, la Decima , è invece ispirata al poema medievale La visione di Tungdall.
Dialogo con Carlo Serra e Artin Bassiri Tabrizi
Luca Ciammarughi, pianoforte.
Concerto-spettacolo con i ballerini:
Pablo Ezequiel Rizzo e Alessandra Cozzi.
I testi poetici sono letti da Nicola Ciammarughi
Prima esecuzione assoluta di ‘Méditation et Danse’ di Giuseppe D’Amico
JEAN-PHILIPPE RAMEAU (1683-1764)
Dalle Nouvelles Suites de Pièces de Clavecin:
• La Dauphine
• Les Triolets
• Allemande
• Courante
• Sarabande
• La Triomphante
• Les Tricotets
• La Poule
• L’indifférente
• Menuets I et II
• Les Sauvages
• La Livri (Pièces de Clavecins en Concerts)
• Les Trois Mains
• Gavotte et Doubles
FRANÇOIS COUPERIN (1668-1733)
• Les Barricades mystérieuses (Pièces de Clavecin, Livre II, VI ordre)
La chiave di lettura è la rivalutazione del Settecento come secolo della sensazione, e quindi del piacere sensibile, opposto al predominio del sentimento nell’Ottocento.
Il Settecento – e quello francese in particolare – emerge quindi non come un’epoca di razionalismo e simmetrie, ma come un’epoca estremamente più ‘corporea’ del Romanticismo.