Patrizia Valduga

Patrizia Valduga, nata a Castelfranco Veneto, è poetessa e traduttrice. Inizialmente iscritta alla facoltà di Medicina, dopo tre anni decide di studiare Lettere e Filosofia all’Università di Venezia, dove segue le lezioni di Francesco Orlando, che avranno grande influenza sulla sua produzione poetica. Nel 1983 esordisce con la raccolta di poesie Medicamenta e da subito la sua cifra stilistica è l’originale combinazione di tematiche attuali e metri classici come il sonetto, la terzina dantesca, la ballata: che spesso, proprio per il loro rigido schema di rime e sequenze sillabiche, rendono l’espressione di maggiore impatto.

Il discorso vale sia per il tema amoroso – affrontato anche in La tentazione (1985), Medicamenta e altri medicamenta (1989) e in Cento quartine e altre storie d’amore(1997), in cui il linguaggio quotidiano si fonde armoniosamente con quello letterario – sia per il tema del dolore in Corsia degli incurabili (1996), dove l’uso del sirventese con l’incalzante succedersi delle rime alleggerisce i pesanti argomenti affrontati. Nel 1988 ha fondato la rivista Poesia. Molto apprezzato è anche il suo lavoro di traduttrice di Molière, Donne, Valéry e Shakespeare.

Legata a Giovanni Raboni per ventitre anni, nel 2006 scrive la postfazione a Ultimi versi, la raccolta postuma di inediti dello scrittore, dedicando al compagno ventitre commoventi poesie. Negli ultimi anni ha pubblicato Il libro delle laudi (2012), Per sguardi e per parole (2018), Poesie erotiche (2018) e Belluno. Andantino e grande fuga (2019).


domenica 20 ottobre 2024

Alla ricerca dell’incanto perduto
Concerto liederistico con Blagoj Nacoski e Luca Ciammarughi.
Musiche di Franz Schubert
Conversazione con Patrizia Valduga e Luca Ciammarughi.

Franz Schubert è più di un compositore: è una costellazione di significati e miti. Patrizia Valduga, una delle più grandi poetesse dei giorni nostri, ci ha raccontato che senza la musica di Schubert alcuni suoi versi non sarebbero potuti nascere. L’intensità di quei suoni concepiti 200 anni fa crea un’aura che si riverbera fino all’arte dei nostri giorni e fa breccia persino nelle pieghe della nostra conflittuale quotidianità.

Introdotto dai versi di Patrizia Valduga, recitati dalla poetessa stessa, il ciclo liederistico “Die schöne Müllerin” racconta un tempo dell’incanto, che è quello del giovane Wanderer alla ricerca dell’amore seguendo la traccia di un ruscello, e un tempo del disincanto, fino al finale tragico-catartico, in cui l’ultimo viaggio del giovane anti-eroe in seno alla natura amniotica è espresso da Schubert con miracolosa essenzialità.

A interpretarlo, il duo liederistico composto dal tenore Blagoj Nacoski e dal pianista Luca Ciammarughi, la cui intesa è stata recentemente definita dalla rivista Salon Musical come “caratterizzata da un comune sentire improntato ad un’intimità di intenti artistici che si vanno sviluppando in un costante dialogo tra voce e strumento”.